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16 novembre 2010

Fede e guarigione: la mano invisibile di Dio

fede guarigione
La fede religiosa è un fattore efficace dal punto di vista terapeutico? Sì, come indicano prove importanti. C'è stato un tempo, nella mia vita, in cui io stesso non ne ero convinto, ma oggi lo sono, e molto fermamente. Troppe dimostrazioni ho avuto, per pensarla diversamente.
Oggi stiamo scoprendo che la fede, debitamente intesa e applicata, è un fattore potente per vincere la malattia e ristabilire la salute. (...)
Un medico di Vienna, il dottor Hans Finsterer, che crede nella "mano invisibile di Dio" che lo aiuta a portare a termine gli interventi con successo, è stato scelto dall'Ordine internazionale dei chirurgi per essere insignito della massima onorificienza, quella di master of surgery. La designazione è dovuta alla sua opera nella chirurgia addominale con l'uso della sola anestesia locale.
Finsterer ha eseguito più di 20 mila interventi importanti, tra cui 8 mila resezioni gastriche (rimozione parziale o totale dello stomaco) impiegando la sola anestesia locale. Finsterer ha detto che nonostante i notevoli passi avanti compiuti negli ultimi anni dalla medicina e dalla chirurgia "tutti i progressi non bastano da soli ad assicurare un esito felice in ogni intervento."
"In molti casi", ha detto il professore, "in quelli che sembravano semplici procedimenti operatori i pazienti sono morti, mentre in altri casi, quando il chirurgo disperava di salvare il paziente, si è avuta la guarigione. Alcuni colleghi attribuiscono questi eventi a cause fortuite, mentre altri sono convinti che in quei difficili casi sono stati assistiti nella loro opera dalla mano invisibile di Dio. Negli ultimi anni, purtroppo, molti medici e pazienti hanno perso la convinzione che tutto dipenda dalla provvidenza divina. Quando saremo di nuovo convinti dell'importanza dell'aiuto divino nella nostra attività, e specialmente nel trattamento dei pazienti, allora sì che avremo realizzato un passo avanti in campo terapeutico."
Così si conclude l'intervento di un grande chirurgo che unisce la scienza alla fede. (...)
Purtroppo, l'aspetto terapeutico della fede è stato trascurato. Sono certo che la fede può compiere, e di fatto compie, quelli che chiamiamo "miracoli" ma che in realtà sono l'azione di leggi spiritualmente scientifiche.
Nella pratica religiosa del nostro tempo si pone sempre più l'accento sugli aspetti destinati ad aiutare le persone a guarire dalle malattie della mente, del cuore, dell'anima e del corpo. E' un ritorno alla pratica cristiana delle origini. Solo in tempi recenti è invalsa la tendenza a sottovalutare il fatto che, per secoli, la religione ha esercitato attività terapeutiche. Molte prescrizioni religiose (digiuno e astinenza, per fare un esempio) devono la loro origine a norme prettamente igieniche e curative. In tempi moderni, tuttavia, l'uomo si è fatto la falsa idea che è impossibile conciliare gli insegnamenti della Bibbia con quella che è chiamata "scienza", perciò l'aspetto terapeutico della religione è stato abbandonato quasi interamente alla scienza materialistica. Oggi, tuttavia, si sta sempre più riconoscendo l'associazione stretta tra religione e salute.
Esiste una forte affinità semantica tra la parola "meditazione", abitualmente usata in senso religioso, e la radice di "medicamento". L'affinità tra i due termini balza agli occhi quando ci si rende conto che la meditazione sincera e attiva di Dio e delle sue verità agisce come medicamento su anima e corpo.
Oggi la medicina sottolinea l'importanza dei fattori psicosomatici nella terapia, riconoscendo in tal modo la connessione tra condizioni psicologiche e salute fisica. La moderna pratica medica constata e prende in considerazione lo stretto collegamento tra quel che l'uomo pensa e quel che sente. Poichè la religione si occupa di quel che l'uomo pensa e sente e dei suoi atteggiamenti basilari, è del tutto naturale che nel processo terapeutico si dia importanza alla scienza della fede. (...)
Durante un pranzo del Rotary Club mi trovai seduto a tavola con altri nove uomini, tra i quali un medico che era stato congedato di recente dal servizio militare e aveva ripreso il servizio civile. Disse "Al ritorno ho notato un cambiamento nei problemi dei pazienti. Ho scoperto che un'alta percentuale non ha bisogno di medicine ma di un habitus mentale più sano. Non sono malati tanto nel corpo quanto nei pensieri e nei sentimenti; sono un groviglio di paure, sensi di inferiorità e di colpa, risentimenti. Ho scoperto che per curarli devo essere quasi altrettanto psichiatra che medico; non solo, ho constatato che non mi bastano neanche questi generi di terapia se voglio svolgere il mio lavoro fino in fondo. Mi sono reso conto che in molti casi il problema basilare dei pazienti è di tipo spirituale: e mi sono ritrovato, spesso e volentieri, a citar loro passi della Bibbia. Inoltre, ho preso l'abitudine di "prescrivere" libri religiosi e ricchi di spunti ispiratori, in particolare i libri che consigliano norme di vita". (...)
"Abbiamo scoperto che la causa psicosomatica dell'ipertensione consiste in forme insidiose di paura repressa, paura di cose che potrebbero accadere, non di cose reali e presenti", dice la dottoressa Rebecca Beard. "Si tratta in massima parte di timori di cose future, pertanto, in quel senso, immaginarie, in quanto gli eventi temuti potrebbero non verificarsi mai. Nel caso dei diabetici, riscontriamo che sono il dolore e la delusione a logorare più energie di qualsiasi altro stato emotivo, consumando l'insulina fabbricata delle cellule pancreatiche fino al suo totale esaurimento. E qui troviamo gli stati emotivi connessi al passato: l'individuo rivive il passato e non è capace di andare avanti nella vita. Il mondo della medicina può dare sollievo a disturbi come quelli che ho citato. I medici possono prescrivere rimedi che abbassano la pressione del sangue quando è alta, o l'alzano quando è bassa, ma non risolvono il problema in via definitiva. Possono prescrivere insulina, che consente di bruciare più zuccheri trasformandoli in energia, per dare sollievo ai diabetici: sono aiuti ben precisi, ma non offrono una cura completa. Non abbiamo scoperto nessun farmaco o vaccino per difenderci dai nostri stessi conflitti emotivi. Una migliore comprensione del nostro io emotivo e un ritorno alla fede religiosa sembrano costituire la combinazione che offre a tutti noi le maggiori garanzie di cura con effetti permanenti."
"La soluzione", conclude la dottoressa Beard, "è negli insegnamenti terapeutici di Gesù". (...)
Per un certo periodo di tempo ho ricevuto da molti lettori e radioascoltatori, nonchè dai miei stessi fedeli, resoconti di guarigioni in cui era presente la componente della fede. Ho meticolosamente indagato su molte di queste guarigioni, prima di tutto per convincermi personalmente della loro attendibilità e in secondo luogo per poter dichiarare ai più cinici che per avere salute e felicità e per riuscire nella vita c'è un sistema così sorretto da prove che solo chi vuole rimanere malato, per qualche subconscia volontà di fallire, può ignorare le possibilità di salute connesse a queste esperienze. (...)
In tutti i casi di avvenuta guarigione da me indagati ho constatato la presenza di certi elementi. Anzitutto, la volontà di mettersi completamente nella mani di Dio. Secondo: desiderio di essere puliti nell'anima. Terzo: fede convinta nel potere terapeutico congiunto dalla scienza medica in armonia con la potenza risanatrice di Dio. Quarto: volontà sincera di accettare la risposta di Dio, qualunque sia, senza irritazione o risentimento nei confronti della sua volontà. Quindi: una fede solida, priva di dubbi, nel fatto che Dio può guarire.
In tutti questi casi di guarigione, vien data particolare importanza, sembra, a un senso di calore e di luce e di sicurezza che la forza risanatrice ha agito. Praticamente in tutti i casi da me esaminati, in una forma o nell'altra, il paziente parla di un momento in cui ha provato sensazioni di calore, ardore, bellezza, pace, gioia, e un senso di sollievo. A volte si è trattato di un'esperienza subitanea, altre volte è stato uno svilupparsi graduale della convinzione che la guarigione era avvenuta.
Nelle mie indagini al riguardo ho sempre aspettato che passasse del tempo, in modo da avere la prova che la guarigione fosse definitiva, e i casi che cito non riguardano miglioramenti temporanei riconducibili a un momentaneo recupero di forze. (...)

In molti casi di cardiopatia, la terapia della fede indubbiamente stimola la guarigione. Chi ha avuto un attacco di cuore e da allora vive in maniera completa e profonda la fede nella grazie risanatrice di Dio, osservando al tempo stesso le norme prescritte dai medici, narra straordinarie storie di guarigione. Queste persone possono arrivare addirittura a essere più sane di prima, perché hanno compreso i propri limiti e, rendendosi conto di essersi sottoposte a sforzi eccessivi, non abusano più delle proprie forze.
Ma, soprattutto, queste persone hanno imparato una delle principali regole di salute di cui l'uomo disponga: quella di rimettersi al potere vivificante di Dio. Per attuare questo metodo, occorre impegnarsi coscientemente in un processo creativo: concepire mentalmente le forze rigeneratrici nell'atto di operare all'interno della persona. Il paziente apre la sua coscienza all'ondata di vitalità e di energia rigeneratrice insita nell'universo, il cui flusso era stato interrotto da tensione, sforzi eccessivi e altre forme di mancato rispetto delle leggi della salute.

Da "Come acquistare fiducia e avere successo" - Norman V. Peale

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