Il termine Olismo, introdotto nel nostro vocabolario in tempi relativamente recenti, e che significa "intero", in antitesi con "ridotto", "parziale", è l'etichetta che lo spirito occidentale ha forgiato per designare un certo tipo di pensiero e di atteggiamenti esistenziali tipici, ma non esclusivi, del mondo orientale.
Applicato alla sfera del pensiero e alla ricerca scientifica e medica, si viene a individuare una prima, sommaria, distinzione tra cultura occidentale e orientale.
In quest'accezione il pensiero e la medicina orientali sono di tipo "olistico", nel senso che prendono in considerazione l'essere umano nella sua totalità e integrità, e di conseguenza ogni problema o disturbo viene collegato allo stato generale della persona, e quindi curato.
Al contrario, la scienza e la medicina occidentali vengono definite "riduzioniste", nel senso che focalizzano l'attenzione sull'organo malato o comunque sul sintomo e la patologia in sè, estrapolandolo dall'interezza del contesto umano. (...)
Così un essere umano viene definito come somma delle sue parti; una testa più due braccia, più due gambe e via dicendo darebbero come risultato finale l'essere fisico e concreto che noi tutti siamo.
Quest'accezione, al di là del suo aspetto meramente "metafisico" ha condizionato e condiziona tuttora non solo la ricerca scientifica ma tutti gli aspetti e le sfere dell'esistenza umana e sociale. L'uomo ridotto a una somma inanimata e spersonalizzata di "ingranaggi" e facente parte a sua volta di una meccanica più grande (la società in cui vive) che lo avvolge e lo dirige, ha perso nel tempo quel senso del sacro e quel fondamentale valore intrinseco a tutto ciò che esiste, il senso della vita, presenti invece nella mentalità primitiva e nelle arcaiche società e culture matriarcali del passato, nelle quali il senso religioso del sacro e del valore della vita, fin nelle sue estreme manifestazioni, rappresentavano il nucleo stesso di coesione, prima dell'individuo, e poi dell'intera società.
Le radici profonde della violenza e dell'inesistente rispetto della vita che caratterizzano questa nostra società occidentale moderna, come, nel campo medico, il mancato rispetto del paziente in quanto essere umano (basta fare un giro negli ospedali per resendersene conto), o la facile tendenza odierna ad asportare gli organi invece di curarli, hanno attecchito nel terreno di questa mentalità disumana talmente integrata e profonda nella nostra cultura, che difficilmente ce ne possiamo rendere conto, anche perchè le nostre stesse strutture di pensiero si sono codificate prendendo le mosse da questa cultura.
Per l'antichissimo pensiero orientale "olistico", invece, l'interezza di un'entità è qualitativamente superiore alla somma delle sue parti e delle sue componenti, mettendo in gioco una sorta di "salto di qualità" che si verifica quando le componenti di un insieme stabiliscono tra di loro un rapporto di coesione interna coerente, dinamico e sufficiente per la sussistenza dell'insieme in sè. (...)
Questo "salto di qualità" si verifica nell'infinitesimamente grande, cosmico, universale, come nell'infinitesimamente piccolo, organico, molecolare, atomico. Un atomo nel suo equilibrio d'insieme è qualcosa di più, così come lo è una cellula epatica che ha una sua personalità e un barlume di coscienza; coerente alla sua autenticità, al suo disegno genetico e vitale, alla fine del suo tempo formerà altre due cellule epatiche, e solo perdendo la sua originalità e coerenza interna e quindi perdendo se stessa nel senso di unità superiore alle sue singole componenti, che può degenerare in cellula tumorale e cioè in un insieme incoerente privo di un senso superiore e vitale.
Lo stesso vale per il pianeta terra, il sistema solare, le galassie, e via via fino all'universo intero, fino a quella coscienza cosmica che è qualità pura e madre della vita.
La cultura occidentale ha subito nella storia diversi mutamenti, crescite, adattamenti con varie evoluzioni e involuzioni, perdendo di vista il punto di partenza, e cioè l'uomo e la sua evoluzione spirituale, l'uomo facente parte integrante di un disegno e di un ordine cosmico fluente dentro e fuori di sè, l'uomo misticamente connesso con la mente cosmica, e quindi sacrificando il potere essenzialmente di ordine mistico, di attingere intuitivamente al cuore stesso delle cose e fondersi nell'armonia del Tutto, prerogativa del lato destro del cervello, per spostare l'asse della sua evoluzione verso il lato sinistro, creando così nel tempo un'eccessiva intellettualizzazione e una drastica e riduttiva razionalizzazione della vita e dei suoi meccanismi. (...)
La cultura occidentale ha subito nella storia diversi mutamenti, crescite, adattamenti con varie evoluzioni e involuzioni, perdendo di vista il punto di partenza, e cioè l'uomo e la sua evoluzione spirituale, l'uomo facente parte integrante di un disegno e di un ordine cosmico fluente dentro e fuori di sè, l'uomo misticamente connesso con la mente cosmica, e quindi sacrificando il potere essenzialmente di ordine mistico, di attingere intuitivamente al cuore stesso delle cose e fondersi nell'armonia del Tutto, prerogativa del lato destro del cervello, per spostare l'asse della sua evoluzione verso il lato sinistro, creando così nel tempo un'eccessiva intellettualizzazione e una drastica e riduttiva razionalizzazione della vita e dei suoi meccanismi. (...)
La visione olistica che l'Oriente ci propone e che noi tanto diligentemente scomponiamo e ricomponiamo, schematizziamo e razionalizziamo, non è una componente culturale, almeno così come noi l'intendiamo, ma uno stile di pensiero e di vita, un modo di essere e di porsi nel mondo, che per loro è naturale e archetipico, strutturato e depositato negli "archivi" profondi della loro coscienza di razza e del loro inconscio collettivo; mentre per noi è l'ennesimo "giocattolo" culturale, vissuto soltanto a un livello mentale, che ci serve per scrivere migliaia di pagine, per riempire i nostri "sapienti" libroni credendo di aver "afferrato" e capito ciò che non si può afferrare e capire, ma solo vivere e sperimentare esistenzialmente.
Per la visione olistica, quindi, l'uomo è qualcosa di più dell'insieme delle sue parti, e la coscienza, anche se dimora nel sistema nervoso centrale, è qualcosa di più di una scarica sinapsica e di un insieme di neuroni, è fondamentalmente quel quid di coesione, possiamo dire di natura spirituale, che tiene unite sinergicamente le singole parti funzionali che compongono un essere vivente. (...)
In tutte queste dottrine e filosofie, troviamo, accanto al concetto e al principio di coscienza, anche quello di energia vitale, sua diretta conseguenza ed "emanazione vitale" della coscienza stessa. Ma vediamo di rendere chiari questi concetti.
Mentre l'energia nelle sue diverse manifestazioni si presta per sua stessa natura a una conoscenza sensoriale diretta, la coscienza deve essere necessariamente vissuta, in quanto non può essere percepita nè dai sensi, nè tanto meno dalla ragione. Per questo motivo si postula che la coscienza è oltre il continuum spazio-temporale, o, in altre parole, che è un principio trascendentale. (...)
La coscienza è ciò che in ognuno di noi permette di percepire, di conoscere e di osservare ed è quindi il nucleo stesso di ogni essere vivente. La mente, i pensieri e le emozioni sono osservabili, e quindi oggetti, come anche l'io e l'intima identità di ciascuno di noi; al di là di tutto ciò troviamo solo la pura coscienza, l'osservatore, il soggetto osservante. Appare chiara, quindi, la natura spirituale e trascendente di questo fenomeno primo che non può essere meglio definito perchè i nostri concetti appartengono al mondo fenomenico dello spazio-tempo, e per dirla con gli orientali: il Tao, l'unità, non può essere spiegato partendo dallo yin e dallo yang.
Dal punto di vista spirituale olistico, la coscienza è la scintilla divina in noi, la divinità interiore soggiacente a tutti gli esseri viventi, la natura superiore dell'uomo, mentre l'energia vitale è la sua diretta emanazione, il principio che plasma e nutre l'universo intero, che crea, organizza e dirige, che dà senso e coesione a tutta l'evoluzione, dalle particelle subatomiche fino alla profondità del cosmo.
Il più antico e dettagliato concetto di energia vitale proviene dall'antica India sotto il nome di Prana. (...)
Tale principio non è più nemmeno tanto sconosciuto alla scienza occidentale moderna grazie alle ricerche sulla fisica quantistica. L'energia vitale rappresenta il più alto potenziale evolutivo in senso lato, e mentre la materia può essere classificata come energia "pesante", cioè con una massa particolarmente evidente, l'energia vitale può essere vista come materia "sottile".
I russi la chiamano "bioplasma" o "forza aggregatrice biologica", Rudolf Steiner "forza plasmatrice eterica", per Newton era una materia "subtilissima" che permette il propagarsi delle onde elettromagnetiche luminose e gravitazionali; gli antichi maestri taoisti la definiscono come la forza attraverso la quale si manifesta il "Tao" o la "sostanza della coscienza", per le culture arcaiche del Sud-Est asiatico e per gli sciamani polinesiani è il "mana", i grandi iniziati dell'Occidente la vedono come un'energia luminosa, o come una nebbia luminosa, dinamica e sensibile che è presente nell'etere e si accumula negli organismi viventi e viene mossa dalla volontà del pensiero; per gli antichi greci è il "pneuma", il soffio vitale di Dio, per Wilhelm Reich è l'energia "orgonica", Freud la intuisce parzialmente come "libido" e come "eros", per il mondo cristiano è lo Spirito Santo, il braccio destro del Dio trascendente che crea e alimenta il mondo e la vita.
Da "Reflessologia del piede" - Angelo Luciani (Disponibile qui)