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20 ottobre 2010

La Mente non locale di Dio


Ciascuno di noi riconosce l'esistenza di fenomeni non materiali, perfettamente reali, che tuttavia non occupano specifici spazi temporali o fisici. Dov'è, per esempio, l'amore? O il patriottismo? O la fobia per l'esattore delle tasse? Dov'è la storia? Tutte queste emozioni o concetti non sono cose reali. Non si situano in punti nello spazio, nè in lassi di tempo come il corso accettabile della vita di un uccello, di un topo o di un albero. Eppure sono reali. Ed evidentemente "agiscono" nel mondo a dispetto della loro non localizzazione e della loro natura immateriale. L'amore e il patriottismo sono alcune delle forze più potenti note all'umanità, eppure non sono mai state viste, misurate o descritte sotto forma di equazioni differenziali. Non ci aspettiamo che vengano localizzate; sarebbe sciocco assegnarli delle coordinate nello spazio e nel tempo. (...) Ecco dunque che molte forze poderose nelle nostre vite dichiarano la loro esistenza nei modi più energici pur essendo completamente invisibili, non localizzate e immateriali. (...)
Che cosa c'è allora di strano nel pensare alla mente in termini non localistici? Di solito la risposta è che la mente sembra essere ovviamente parte del nostro cervello, nonchè del nostro corpo. (...) Ma il fatto che la mente non può essere localizzata non significa che non possa agire attraverso il cervello. (...) Non possa giorno che non assistiamo a innumerevoli concetti immateriali che si manifestano in modi perfettamente locali e fisici. Alcuni di questi, come quelli di coraggio, valore o paura, hanno dimostrabili o ben note risonanze fisiologiche all'interno del corpo (per esempio l'adrenalina). In modo analogo una mente non localizzata, non materiale, può manifestare la sua esistenza attraverso il cervello, creando la tempesta di eventi neuroumorali descritta in dettaglio dai fisiologi.
Cartesio fu forse il più insigne dei filosofi occidentali che sviscerarono questa questione. Per risolvere il problema di come la mente non materiale potesse influire sul cervello, egli ipotizzò che la ghiandola pineale, profondamente incassata nel cranio, fosse la misteriosa sede dove poteva manifestarsi questa oscura transizione. Ma le sue argomentazioni non furono mai convincenti. Alcuni dei suoi discepoli si sforzarono di ribattere alle obiezioni inventando modelli fantastici di mondi paralleli che funzionavano in sincronia senza mai interagire fra loro: il mondo materiale e quello mentale potevano esistere a fianco a fianco senza mai incontrarsi. In questo modo il problema veniva aggirato ma di nuovo in modo insoddisfacente e oggi sono pochi quelli che credono all'esistenza di mondi paralleli (anche se l'idea è raffiorata nella scienza moderna come una possibile soluzione al problema di meccanica quantistica, conosciuto come "problema dell'osservatore"). (...)
Attualmente abbondiamo di teorie intelligenti e qualcosa di più è necessario se vogliamo smettere di uccidere noi stessi e devastare il nostro pianeta, l'unica dimora che abbiamo. Questo "qualcosa di più" che ritengo necessario è una visione atta a trasformare la nostra concezione di ciò che noi siamo e di come ci adeguiamo alla natura e alle sue leggi: una nuova visione del mondo che ridefinisca il nostro stesso essere. Io credo che considerare l'uomo come essere non localizzato offra qualcosa della nuova concezione di cui abbiamo bisogno.
La visione non localistica dell'uomo pone la mente e la coscienza fuori dalla persona, dal cervello e dal corpo e conduce alla teoria della Mente Una, illimitata nello spazio e nel tempo: ci sono moltissimi motivi per prendere sul serio questa possibilità, che scaturiscono non solo dagli ammaestramenti eterni di veggenti e visionari, ma anche da moderne scoperte scientifiche.
Questo ci porta più lontano. Il passo successivo della mente non localistica non solo ci conduce al di fuori del cervello, del corpo e della persona singola, ma anzi completamente al di là dell'umanità. Ci fa atterrare direttamente in grembo a Dio: ovvero l'Uno, Logos, Tao, Brahman, Buddha, Krishna, Allah, Mona, lo Spirito o Principio Universale. (...)
Dato che la mente non localizzata è senza confini e senza limiti, e poichè queste sono precisamente anche le qualità di Dio stesso, ciò significa che a questo livello noi condividiamo qualcosa con la Divinità. In qualche misura, i confini dell'uomo e di Dio si sovrappongono. In altri termini, nell'uomo c'è un elemento divino, che si manifesta attraverso le qualità non localizzate dell'uomo, ovvero la non localizzazione è lo stadio a cui Dio e l'uomo s'incontrano.
Se l'espressione "essere Dio" è sempre stata considerata blasfema, irriverente ed eretica nelle nostre tradizioni religiose occidentali, ciò evidenzia le caratteristiche di aderenza alle limitazioni del tempo e dello spazio delle nostre religioni. Sostanzialmente esse si basano sulle nozioni classiche di come funziona il mondo.
Dando risalto al senso del divenire e a quello di arrivare in lungo diverso da quello dove ci troviamo al momento, enfatizzano il tempo lineare. Ciò può avvenire attraverso la grazia, le opere buone, una combinazione delle due cose o qualche altro mezzo; ma alla base di questo modo di pensare c'è una visione localistica del mondo. Il miglioramento è sempre necessario e avviene sempre nel tempo. E' sempre una condizione che non esiste ancora e dev'essere realizzata nel futuro. (...)
Altre tradizioni, come quelle orientali, non insistono sulla natura lineare del tempo e la natura malvagia dell'uomo, nè sulla conseguente necessità di diventare radicalmente diversi attraverso un processo di redenzione che agisca nel futuro; non ribadiscono nemmeno il concetto del primato dell'individuo. Esortano invece ogni persona a risvegliarsi alla sua già presente unità con gli altri uomini e con il Creatore, alla sua intrinseca perfezione e divinità. Esse esigono l'illuminazione, che significa consapevolezza di quanto è già presente e non una redenzione ancora da realizzarsi. E ribadiscono che la credenza nel sè isolato, nell'ego localizzato in questo corpo e in questa persona, è una finzione. Questi capi spirituali hanno compiuto il grande balzo non localistico, il più radicale progresso da poter compiere nella nostra concezione di noi stessi, il passaggio da un modo limitato di percepire la realtà e il sè a una maniera aperta.

Uno degli esempi più drammatici del richiamo alla non localizzazione spirituale può essere trovato nel Corpus Hermeticum, che risale almeno a duemila anni fa. In questo testo leggiamo queste sublimi parole:

A meno che non ti renda uguale a Dio, non puoi comprendere Dio: poichè il simile non è intelligibile che al simile. Cresci fino a una grandezza smisurata, liberati dalla schiavitù del corpo, elevati al di sopra del tempo, divieni Eternità: allora comprenderai Dio. Credi che nulla è impossibile per te, considerati immortale e capace di comprendere tutto, tutte le arti, tutte le scienze, la natura di ogni essere vivente. Sali più in alto della più alta vetta; discendi fino al più profondo degli abissi. Accogli in te tutte le sensazioni di tutto ciò che è creato, fuoco e acqua, secco e umido, immaginandoti di essere dovunque, sulla terra, nel mare, nel cielo, di non essere ancora nato, nel seno materno, adolescente, vecchio, morto, oltre la morte. Se abbracci nel tuo pensiero contemporaneamente tutte le cose, tutti i tempi, luoghi, sostanze, qualità, quantità, puoi comprendere Dio.

Da "Alla ricerca dell'anima" - Larry Dossey

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