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20 ottobre 2010

L'ansia della meditazione

meditazione
Da un terzo alla metà delle persone che si sono da poco avvicinate alla meditazione diventano ansiose in alcune delle sue fasi di svolgimento. La ragione è semplice. La meditazione è un momento in cui siete lasciati soli con la vostra mente. Non vi sono distrazioni. Tutte le preoccupazioni che probabilmente cercate di tenere a bada mantenendovi occupati hanno l'occasione di riversarsi nella vostra mente e di competere per la vostra attenzione. E' ciò che io chiamo la parata dell'ansia. Può variare dalla diffusa esperienza della "lista del bucato", di ripercorrere cioè mentalmente tutte le cose che dovete fare, al rendersi improvvisamente conto delle cose che ancora non avete fatto (telefonate che avete dimenticato e cose del genere), a dei problemi molto più radicati.
Se prendete la posizione di osservare le preoccupazioni, come suggeriva San Francesco, lasciate semplicemente che vadano e vengano senza cercare di dominarle e consentire che "facciano il nido fra i vostri capelli", allora dopo un pò, si esauriranno. Come un bambino petulante che si aggrappa al lembo del vostro abito per ottenere dell'attenzione, alla vostra mente deve essere ricordato con delicatezza che questo è il momento di lasciare andare, invece di resistere. Presto stabilirà la nuova associazione e si calmerà.

La ragione più diffusa per provare dell'ansia durante la meditazione è la preoccupazione nei riguardi della sua esecuzione. Quasi tutti finiscono per concludere che non la stanno facendo correttamente. La gente si preoccupa della tendenza della mente a vagare, ma nulla potrebbe essere più naturale del fatto di notare il dialogo interiore che sta avvenendo. Il primo obiettivo della meditazione non è il rilassamento: è la presa di coscienza. Questo è ciò che alla fine conduce a riportare la mente sotto controllo. Il rilassamento è un effetto collaterale dell'apprendimento della meditazione. Di conseguenza, una meditazione inquieta solitamente è un'esperienza di apprendimento migliore di quella in cui la mente diventa tranquilla. Con il tempo, la mente si calmerà sempre più rapidamente a mano a mano che acquisterete l'abilità di diventare consapevoli e di fare la scelta di lasciarvi andare.

La meditazione è una forma di arte marziale mentale. Non è che la mente smetta di sferrare i suoi attacchi; piuttosto, siamo noi che impariamo ad assumere un diverso atteggiamento nei confronti di questi ultimi. Se comincerete a biasimarvi per la vostra inquietudine, avrete raccolto l'invito della vostra mente a ingaggiare la battaglia, e la battaglia è ciò che per voi si tradurrà in tensione e ansietà. Imparare invece ad adottare l'atteggiamento dell'allievo di karate: scostatevi con movimenti aggraziati di lato e lasciate che i pensieri corrano oltre senza impegnarli nella lotta. In questo modo la mente si stancherà da sè, mentre voi manterrete la posizione accentrata di essere testimone dei vostri stessi pensieri. (...)

La sola meditazione che può definirsi buona è quella che avete fatto. Poichè la meditazione è un processo di consapevolezza, diventerete gradualmente sempre più sintonizzati su quanto avviene nella vostra mente. A volte possono manifestarsi dei vecchi ricordi e degli eventi da tempo dimenticati. Alcuni di questi possono essere inquietanti. E' naturale e positivo. Consideratelo alla stressa stregua del modo in cui il corpo si libera di una scheggia. Dapprima la scheggia causa dolore, ma se è conficcata troppo profondamente per toglierla, presto il corpo diventa insensibile alla stessa. Analogamente, quando capita qualcosa di doloroso che al momento non riuscite a risolvere, l'esperienza calerà profondamente nel vostro inconscio. E' il meccanismo del rifiuto.
Prima o poi il corpo metterà in atto una risposta alla scheggia, e attorno a questa si creerà dapprima un'irritazione e poi un'infezione. L'infezione causerà del gonfiore e del dolore, ma nel corso di questo processo la scheggia conficcata verrà spinta alla superficie e infine espulsa. Nella meditazione anche le schegge della mente arriveranno con il tempo alla superficie, dove voi ne prendete coscienza e potete finalmente intervenire per risolvere il motivo del disagio. In alcuni casi dovrete agire con risolutezza, in altri il vostro intervento sarà l'atto di lasciar andare.
(...)
Scegliete un luogo particolare della vostra casa per la meditazione. Ricordatevi che la mente impara per associazione. (...) Il luogo in cui voi abitualmente la praticate assorbe l'energia di quell'attività. Molti dei miei pazienti hanno osservato che ogni volta che passano per il luogo da loro riservato alla meditazione, provano un senso di pace e di distensione anche se in quel momento non vi si mettono a sedere.
Il vostro luogo per la meditazione può essere un qualsiasi angolo della casa, o una stanza, se disponete di spazio, in cui non fate nient'altro. Rendetelo gradevole e riposante. Alcune persone amano decorare questa zona con dei quadri particolari, o con delle piante, oppure con degli oggetti che abbiano un significato. (...)
Poichè rimarrete seduti immobili per dieci-venti minuti, la posizione che assumete è importante. Dovreste sentirvi comodi e bene in equilibrio. (...)
Ricordate: questo è il tempo che riservate a voi stessi. Fate in modo che i vostri familiari sappiano che per voi è importante e che non dovete essere disturbati.
Ricordatevi di non fare alcuna valutazione del vostro rendimento. In effetti, non cercate di giudicare nulla nella meditazione. Nella sua espressione migliore, la meditazione è uno stato di coscienza che esclude ogni forma di giudizio. Lasciate che il vostro giudice e il vostro censore riposino per un pò. E' un vero sollievo.

Da "Guarire con la mente" - Joan Borysenko

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