L'amore diventa attaccamento perchè non c'è amore. Stavi solo recitando e ingannando te stesso. La realtà è l'attaccamento, l'amore era solo un preliminare. Pertanto, ogni volta che ti innamori, prima o poi scopri di essere diventato uno strumento: a quel punto prende piede l'infelicità. Qual è il meccanismo? Perchè accade? (...)
Quando l'amore diventa attaccamento, si trasforma in un peso, in una schiavitù. Ma come mai l'amore si trasforma in un attaccamento? La prima cosa da capire è che, se l'amore si trasforma in attaccamento, era solo un'illusione: stavi ingannando te stesso e pensavi fosse amore. In realtà, avevi bisogno dell'attaccamento e, se vai ancora più in profondità, scoprirai che avevi anche bisogno di diventare uno schiavo.
La libertà provoca una paura sottile: tutti vorrebbero essere degli schiavi. Tutti, naturalmente, parlano di libertà, ma nessuno ha il coraggio di essere davvero libero; infatti, quando sei davvero libero sei solo. Puoi essere libero unicamente se hai il coraggio di essere solo.
Ma nessuno ha il coraggio sufficiente per essere solo. Hai bisogno di qualcuno. Perchè? Tu hai paura della tua solitudine, ti annoi di te stesso. In realtà, quando sei solo, nulla sembra avere un significato. Se c'è qualcun altro, hai qualcosa da fare e crei significati artificiali intorno a te.
Poichè non sei in grado di vivere per te stesso, cominci a vivere per qualcun altro. Ma anche a lui accade la stessa cosa: poichè non sa vivere da solo, cerca qualcuno. Due persone, spaventate dalla propria solitudine, si mettono insieme e cominciano una recita: la recita dell'amore. Ma in profondità stanno cercando l'attaccamento, il vincolo, la schiavitù. (...)
Non puoi chiedere in modo diretto di diventare uno schiavo: è troppo umiliante. Nè puoi dire direttamente a qualcuno: "Diventa mio schiavo". Si ribellerebbe! Per questo affermi: "Non posso vivere senza di te", ma il significato resta lo stesso. E quando il desiderio autentico è appagato, l'amore scompare. A quel punto ti senti prigioniero, schiavo, e cominci a lottare per la libertà.
Ricorda: questo è uno dei paradossi della mente. Qualunque cosa fai, te ne annoierai; qualunque cosa non fai, la desidererai. Quando sei solo, cerchi una schiavitù, una dipendenza. Quando sei schiavo, cominci a cercare la libertà. In realtà, solo gli schiavi cercano la libertà; le persone libere cercano di ritornare schiave. La mente si muove come un pendolo, passando da un estremo all'altro. L'amore non si trasforma in attaccamento. Il bisogno era l'attaccamento, l'amore non era altro che l'esca. (...)
Ogni volta che stai facendo qualcosa, và in profondità dentro di te per trovare la causa fondamentale. Se l'amore fosse autentico, non si trasformerebbe mai in attaccamento. (...) Entrambi i partner si sentono schiavi e prigionieri. Io ti rendo schiavo, e in compenso tu rendi schiavo me.
A quel punto comincia lo scontro. Io voglio essere una persona libera, ma desidero anche possederti; tu vuoi conservare la tua libertà, ma anche possedermi: ecco lo scontro. Se ti possiedo, sarò posseduto da te; se non voglio essere posseduto da te, non dovrei possederti. La possessività non dovrebbe intromettersi. Dobbiamo restare individui e comportarci in quanto consapevolezze libere e indipendenti. Possiamo metterci insieme, fonderci l'uno nell'altra, ma nessuno possiede alcunchè. A quel punto non ci sono nè schiavitù nè attaccamento.
L'attaccamento è una delle cose più brutte. E dicendo "brutte" non intendo solo dal punto di vista religioso, ma anche estetico. Quando ti attacchi a qualcuno, hai perso la tua solitudine, hai perso tutto. Per il semplice piacere di sentirti necessario a qualcuno, hai perso ogni cosa. Hai perso te stesso.
Il trucco è che cerchi di essere indipendente e fai dell'altro una tua proprietà... ma quest'ultimo sta facendo la stessa cosa. Per cui, se non vuoi essere posseduto, non possedere. (...)
Amare la libertà, cercare di essere libero, significa fondamentalmente che sei giunto a una profonda comprensione di te stesso. Adesso sai che basti a te stesso. Puoi condividere con qualcuno, ma non sei dipendente. Io posso condividere me stesso - il mio amore, la mia felicità, la mia estasi, il mio silenzio - con qualcuno, ma si tratta di una condivisione, non di una dipendenza. Se non c'è nessuno, sarò altrettanto felice ed estatico; se c'è qualcuno, va bene lo stesso, posso condividere.
Solo quando avrai realizzato la tua consapevolezza, il tuo centro, solo allora l'amore non diventerà attaccamento. Se non conosci il tuo centro interiore, l'amore si trasformerà in attaccamento; se lo conosci, l'amore diventerà devozione. Ma per amare devi prima essere presente, e non lo sei. (...) Quindi tutto ciò che fai è sbagliato, perchè colui che agisce è assente; manca il punto fermo interiore della consapevolezza, di conseguenza ogni tuo agire diventa un errore. Prima sii, dopo puoi condividere il tuo essere, e quella condivisione sarà amore. Prima di allora tutto ciò che farai si trasformerà in un attaccamento. (...)
E sappi che il motivo profondo è questo: l'attaccamento è presente perchè tu non ci sei.
Il tuo sè interiore è assente al punto che cerchi di aggrapparti a qualunque cosa per sentirti al sicuro. Poichè sei sradicato, cerchi di trasformare qualsiasi cosa nella tua radice. Quando sei radicato nel tuo sè, sai chi sei, sai che cosa sono questo essere e questa consapevolezza dentro di te, allora non ti aggrapperai a nessuno.
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