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6 ottobre 2010

La coscienza del corpo


Grazie alle prime scoperte della neurochimica e della neurobiologia si è cominciato a mettere in evidenza che l'intelligenza non è soltanto una facoltà della ragione, ma che anche l'organismo possiede una forma di coscienza. (...)
Attraverso la comunicazione con il nostro organismo intelligente, possiamo apprendere in che modo viene turbato l'equilibrio sano di un sistema vivente e in che modo si possono alleviare o prevenire questi disturbi. In questo ci aiutano i messaggi di risposta che il corpo ci invia con le sue reazioni. La reazione segue all'azione, ma le reazioni creano schemi e finiscono per assumere un aspetto caratteristico, ad esempio sotto forma di sintomi che agli occhi dell'esperto costituiscono un quadro clinico chiaro. L'esperto vi può leggere come in un libro aperto, ma questo non significa che possa anche inviare messaggi al corpo per informarlo sui modi in cui può recuperare la salute o conservarla. Soltanto chi abita in quel corpo, il soggetto che lo vive come proprio, può percepire i messaggi e decifrarne il senso. L'ultima parola spetta sempre alla comprensione soggettiva che viene dall'interno, non alla conoscenza oggettiva dell'estero.

Provate a immaginare di essere voi il soggetto: è in gioco la vostra capacità di comprensione personale e soggettiva. Soltanto voi potete percepire le manifestazioni del feedback del vostro corpo come segnali, perchè soltanto voi avete la possibilità di percepire queste manifestazioni: a meno che foste collegati giorno e notte a un apparecchio che registra le reazioni di feedback. Siete voi stessi un sensore, e disponete delle necessarie antenne, sotto forma di percezioni sensoriali. Vivete in questo corpo da tanto tempo da aver acquisito la capacità di intuire che cosa "succede", che cosa "funziona" o "non funziona". Avete un fiuto per le differenze più sottili e la vostra percezione si è allenata, grazie alla lunga esperienza, quindi avete imparato a distinguere fra l'intuizione che tutto è in ordine e vi sentite bene, e la sensazione che qualcosa disturba questo ordine. (...)
Il corpo immagazzina tutte le informazioni che crea, e la memoria dell'organismo è come un archivio le cui informazioni sono collegate in rete. Tutto ciò che è accaduto in passato viene elaborato sotto forma di informazioni, e tutte le informazioni sono collegate fra loro: creano nuovi schemi di comunicazione, nuove griglie interpretative, nuove forme e figure che aspettano di essere interpretate e inviate come messaggi. (...) Il corpo ha bisogno di tempo per fornire i feedback.

Più sono complessi i collegamenti, più sono numerosi i livelli del sistema, e più tempo ci vorrà per cogliere i messaggi nella loro molteplicità di significati e per inserirli nelle nostre riflessioni. Il bio-computer, che perviene a queste conclusioni a livello inconscio, è lo spirito che produce la vita, ma è altrettanto effimero. E' spirito oppure no? Questo è un interrogativo filosofico, e dovremo attendere ancora a lungo per trovare la risposta. Che cosa possiamo fare, dunque? Parlare con il nostro corpo, perchè almeno una cosa è chiara: è intelligente!
(...)
Parlando di causa, ci riferiamo sempre a qualcosa che sta all'origine della situazione contingente, quindi possiamo soltanto formulare delle ipotesi su quale sia stato il primo anello di una catena di fatti. In queste "catene" le cause determinano effetti che a loro volta sono cause di altri effetti. Quale sia la causa e quale l'effetto bisogna determinarlo, o cercare di determinarlo, attraverso il pensiero razionale, perchè non potremo mai sapere esattamente in che modo sono concatenate le cose. Possiamo soltanto costruire delle ipotesi e procedere in via ipotetica. A volte, tuttavia, l'esperienza ci dà ragione, ad esempio quando un certo collegamento si ripete e ci consente di ricavare una regola.

Si è scoperto che la causa del raffreddore sono i virus. Ulteriori ricerche hanno dimostrato che siamo portatori di virus anche quando siamo in perfette condizioni di salute, dunque la sola presenza dei virus nell'organismo non può essere la causa del raffreddore: è solo quando il sistema immunitario non funziona bene che i virus, sempre presenti, sferrano l'attacco all'organismo. In seguito si è accertato che lo stress incide sul sistema immunitario. Ma anche qui, la causa è davvero lo stress? Nel frattempo si è scoperto che la principale causa di stress è la paura di perdere il controllo. Allora la causa è la paura? E così via, possiamo procedere all'infinito, attraverso rapporti causali sempre più complessi.
Ogni scienza dipende dall'accertamento e dalla dimostrazione dell'esistenza di rapporti di causa ed effetto, ma questo non avviene soltanto nel campo scientifico: anche nella vita personale vogliamo raggiungere la certezza, e riteniamo di poterlo fare attraverso il pensiero causale.
Il risultato di queste riflessioni trasmette in effetti una sensazione di sicurezza che ci convince e ci soddisfa, perchè attraverso la scoperta dei nessi causali arriviamo a trovare un senso. (...)
Nel campo della salute e della malattia ci si chiede spesso il perchè, anche se in genere si ricerca il senso della malattia, anzichè indagare la salute, che a molti sembra un dato positivo scontato. Infatti si tende a motivare innanzitutto quello che si discosta dalla norma. Benchè soltanto sul piano scientifico gli esperti discutano l'origine di una certa malattia, l'esigenza di trovare un significato è comune a tutti gli esseri umani.
Una malattia che scaturisce dal "nulla" e viene vissuta come un'irruzione violenta che sconvolge il normale corso dell'esistenza è più difficile da accettare di un evento del quale si può conoscere la causa. (...)

Quando la malattia, il sintomo o il problema hanno un senso, l'uomo è motivato a prendere delle iniziative per reagire, ben più se il fatto in sè dev'essere accolto con fatalismo. La presenza di un senso fornisce una motivazione, mentre la sua assenza ottiene l'effetto contrario e può condurre a frustrazione, depressione, disperazione.
Ma che cosa avviene se all'improvviso si verifica non la malattia, ma una guarigione inattesa? Si potrebbe pensare che questo non sia uno svantaggio, eppure anche in questo caso occorre trovare un senso all'accaduto e integrarlo nel quadro che l'uomo si fa del mondo e della vita, altrimenti anche la guarigione non può essere accettata, come un organo estraneo che, una volta trapiantato nel corpo, viene accolto e non rigettato solo quando all'organismo è possibile riconoscerlo come proprio.
Siete pronti ad accogliere nella vostra vita anche le esperienze di successo e gli eventi fortunati, riconoscendo loro un senso? Allora avete buone probabilità di ottenere davvero successo e di godere sempre più spesso dei favori della fortuna; in caso contrario, dovreste crearvi una visione che vi riconosca il diritto di ricevere successo, fortuna e, naturalmente, salute. (...)

E' possibile che le cellule abbiano una coscienza? Il medico ayurvedico indiano Deepak Chopra, che vive negli Stati Uniti, fornisce un esempio dell'esistenza di una coscienza delle cellule raccontando l'esperienza di un giovane di nome Timmy che presenta un caso di personalità multipla. Tutti noi abbiamo una personalità articolata in varie componenti che vivono all'ombra della nostra persona, con la quale ci identifichiamo. Nel quadro clinico della personalità multipla, tuttavia, le varie componenti della personalità sono dissociate dall'identità dominante e non riconoscono la superiorità dell'Io. La personalità multipla è un disturbo della personalità a causa del quale si presentano alla ribalta ora l'una, ora 'altra componente della personalità, assumendo per così dire il comando, senza il consenso delle altre. E' un fenomeno simile a quello della possessione. Timmy, però, rappresenta un caso particolare, perchè fra tutte le sue personalità ve n'è una che reagisce in modo allergico: è come se Timmy accendesse e spegnesse la reazione allergica, a seconda della personalità che emerge in quel momento.
In parole povere, questo significa che dobbiamo prendere in considerazione l'ipotesi che sia possibile scegliere fra le malattie.
Ovviamente non siamo coscienti della nostra scelta, che avviene al di sotto della normale soglia di coscienza. Se tuttavia è vero che possediamo una simile capacità di decisione e autoregolazione, dovremmo sfruttarla. Si tratta di una situazione simile a quella dell'effetto placebo, un accenno all'esistenza di una capacità straordinaria che gli esseri umani possiedono allo stato potenziale. Questo non vuol dire certo che dobbiamo sviluppare personalità multiple e rinunciare al controllo dell'Io, ma il fenomeno della coscienza delle cellule è un invito a sviluppare nuove teorie sul modo di accedere a questa coscienza per sfruttarla sul piano pratico. Inoltre possiamo fare tranquillamente "come se", pur senza avere la certezza che la teoria della coscienza delle cellule sia valida e dimostrabile scientificamente.

Da "La farmacia mentale" - Kay Hoffman (Disponibile qui)


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