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20 settembre 2010

Rabbia e cervello


Il Dalai Lama aveva specificamente chiesto che uno degli argomenti dell'incontro fosse la base neurologica dei tre stati distruttivi conosciuti nel buddismo come i "tre veleni": la rabbia, il desiderio e l'illusione. Dopo aver discusso il background neurologico, Richie passò adesso al primo "veleno", la rabbia.
"I testi di psicologia descrivono tutta una serie di tipi diversi di rabbia. Un primo tipo è la rabbia diretta dentro di sè, che di solito indica una rabbia non espressa apertamente. Un altro tipo di rabbia, diretto all'esterno, può sfociare nell'ira. Vi è poi una rabbia associata a certi tipi di tristezza. Un certo tipo di rabbia, infine, può essere trasformato in un impulso costruttivo per rimuovere un ostacolo".
L'elenco incuriosiva il Dalai Lama. Chiedendosi quale fosse la logica delle categorie proposte da Richie, chiese: "Come sono fatte le distinzioni tra questi tipi di rabbia? Sono soltanto differenze di comportamento o di espressione? O si tratta invece di distinzioni tracciate su altre basi?".
"Sono fatte sulla base di prove di vario tipo" rispose Richie. "La prima consiste nell'analisi di risposte a questionari appositamente studiati. La seconda dipende da dati sul comportamento, e la terza della fisiologia. Dopo descriverò alcune delle scoperte in campo fisiologico.
"La ricerca ha scoperto che, quando una persona dichiara di non sapere esprimere la rabbia di cui è preda, mostra il modello di attivazione destra del lobo frontale, che è inoltre associato ad altri tipi di emozioni negative. Lo stesso individuo mostra inoltre l'attivazione dell'amigdala. Nei bambini che piangono per un senso di frustrazione, la rabbia è spesso associata alla tristezza - anche tale rabbia è stata associata al modello di attivazione destra dei lobi frontali.
"C'è poi un tipo di rabbia associato a quello che chiamiamo "comportamento di approccio", laddove qualcuno fa dei tentativi costruttivi di eliminare un ostacolo. Questo tipo di rabbia è stato studiato in vari modi. Se si mostra a un bambino piccolo un giocattolo particolarmente interessante e lo si trattiene nel contempo per le braccia, impedendogli così di giocarci, sulla sua faccia compariranno segni di rabbia in reazione alla situazione. Quando i bambini vengono sottoposti a questa forma di costrizione, mostrano un modello di attivazione frontale sinistra. Ciò è stato interpretato come un tentativo di rimuovere il blocco che li separa dall'obiettivo in modo da raggiungerlo - giocare con quel giocattolo interessante.
"Negli adulti, è stato studiato lo stesso tipo di rabbia in soggetti che stanno tentando di risolvere un problema di matematica particolarmente difficile. Nonostante la componente di frustrazione che comporta la difficoltà del problema, vi è un energico tentativo di raggiungere l'obiettivo risolvendolo. Quando ciò accade, ci troviamo ancora una volta di fronte all'attivazione frontale sinistra. E' un tipo di rabbia che, in Occidente, potremmo chiamare costruttiva: rabbia associata al tentativo di eliminare un ostacolo."

Il concetto di rabbia costruttiva ci riportò alle discussioni delle prima giornata sulle differenze tra la psicologia occidentale e quella buddista nello specificare che cosa, in un'emozione, è distruttivo - la rabbia, in questo caso.
Alan spiegò il punto di vista buddista: "Mentre uno è impegnato a tentare di superare l'ostacolo, ad esempio il difficile problema di matematica, sta accadendo qualcosa di costruttivo - stiamo risolvendo il problema. Ma è la rabbia che ci aiuta a risolverlo? Anche se vi è un collegamento, esistono prove certe che la frustrazione, la rabbia, l'irritazione e l'esasperazione siano in realtà d'aiuto a raggiungere l'obiettivo?".
"Si tratta di una domanda assolutamente cruciale" riconobbe Richie. "La rabbia, al pari di qualsiasi altra emozione, può essere smontata in elementi costitutivi più elementari. Nella rabbia può spesso essere presente una certa qualità che può anche essere presente in stati non di rabbia, e questo è l'elemento costruttivo."
A quel punto Paul Ekman suggerì: E' la perseveranza. La rabbia può fornire la motivazione costruttiva della perseveranza al fine di risolvere il problema di matematica anzichè abbandonarlo."
"Perchè è dunque chiamata rabbia?" chiese il Dalai Lama, vagamente perplesso che una perseveranza costruttiva, anche se nata in reazione alla frustrazione, fosse vista come rabbia. Si trattava di un pensiero estraneo alla categoria buddista della rabbia che, per definizione, implica una distorsione della realtà, uno sfalsamento della percezione che esagera le qualità negative delle cose.
"Si chiama rabbia" rispose Richie "perchè la gente dichiara di essere frustrata, e la frustrazione fa tradizionalmente parte della famiglia della rabbia."
Quella risposta, apparentemente circolare, non sembrava in grado di risolvere la perplessità del Dalai Lama; (...)
Alan affrontò il problema da un'angolazione diversa. "Nella meditazione buddista c'è una sfida molto difficile, chiamata shinay o quiescenza meditativa. Il problema è come sviluppare la tenacia per arrivarci. Si tratta di sviluppare gioia, fede ed entusiasmo. Un individuo che cerchi di arrivare alla quiescenza meditativa attraverso l'ira, la rabbia, l'irritazione o l'esasperazione, non farà molta strada."
Ma il Dalai Lama disse: "Non sono del tutto d'accordo con quanto ha detto Alan. Anche nel contesto del buddismo, il senso di disincanto e l'aspirazione alla libertà - lo spirito dell'emergenza - dipendono da quanto è forte la sensazione di intolleranza o di disgusto per il fatto di essere in preda alle afflizioni. Un individuo non sopporta più le sofferenze del samsara, ha perso ogni illusione, è addirittura disgustato - tutto ciò è sano e costruttivo". (...)

"Vostra Santità, adesso vorrei passare a quella forma patologica di rabbia che può condurre alla furia e alla violenza, spiegando che cosa ne sappiamo rispetto al cervello. Un individuo che presenta una propensione a una rabbia patologica potrebbe essere incapace di anticipare le conseguenze negative dell'espressione estrema della rabbia. Questa incapacità di anticipare quelle conseguenze negative sembra coinvolgere non soltanto il lobo frontale ma anche l'amigdala. Uno studio molto recente mostra atrofia o una drastica riduzione dell'amigdala in persone con una storia di aggressioni gravi.
"L'idea, qui, è che l'amigdala sia necessaria per anticipare le conseguenze negative, mentre le persone che hanno una propensione a forme estreme e patologiche di rabbia non sono in grado di prevedere le conseguenze della loro rabbia. Negli Stati Uniti un uomo di nome Charles Whitman ha ucciso varie persone prima di suicidarsi lui stesso. Sparava da una torre sul campus della University of Texas a Austin. Ha lasciato un messaggio nel quale chiedeva alla società di esaminare il suo cervello alla ricerca di possibili indizi sulla patologia di cui era afflitto. Quando venne fatta l'autopsia, scoprirono un tumore al cervello che premeva sull'amigdala. Sebbene si tratti semplicemente di un rapporto su un caso criminale, anche qui troviamo il suggerimento che ci sia un collegamento forse rilevante tra l'amigdala e l'espressione patologica alla violenza."

Da "Emozioni distruttive" - Dalai Lama & Daniel Goleman

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