Il cancro non è un evento isolato che si presenta soltanto nelle forme patologiche note a tutti e che da lui prendono il nome; nel cancro troviamo un processo intelligente e molto differenziato, che occupa l'uomo su tutti i piani. In quasi tutte le altre malattie il corpo cerca di fronteggiare con mezzi adatti le difficoltà che minacciano una funzione. Se questo riesce, parliamo di guarigione (che può essere più o meno completa). Se non riesce, parliamo di morte.
Nel caso del cancro ci troviamo però di fronte a qualcosa di fondamentalmente diverso: il corpo assiste al progressivo cambiamento del comportamento delle proprie cellule, le quali iniziano un processo di divisione che in sè non porta ad alcuna fine, ma che trova una fine nell'esaurimento del terreno di coltura (il corpo). (...)
Il cancro è espressione del nostro tempo e delle nostre concezioni collettive del mondo. Noi sperimentiamo sotto forma di cancro ciò che noi stessi viviamo. La nostra epoca è caratterizzata da irriguardosa espansione e realizzazione dei propri interessi. Nella vita politica, economica, "religiosa", e privata la gente cerca di dilatare oltre ogni limite i propri fini e i propri interessi senza riguardo per nessuno, cerca di creare ovunque basi per i propri tornaconti e vuol far valere soltanto le proprie idee e le proprie mete, mettendo tutti al servizio del proprio personale vantaggio. (...)
Possiamo viaggiare comodamente per tutto il mondo, ma non conosciamo noi stessi. La filosofia del nostro tempo non conosce altra meta che la crescita e il progresso. Si lavora, si sperimenta, si ricerca - perchè? Per amore del progresso! Che scopo ha il progresso? Un progresso ancora maggiore! L'umanità si è imbarcata in un viaggio senza meta. Deve quindi porsi sempre nuove mete, per non cadere nella disperazione. La cecità e la miopia dell'uomo del nostro tempo è pari a quella delle cellule cancerogene.
Per portare ancora avanti l'espansione economica, si è utilizzato il mondo per decenni, lo si è usato come terreno di coltura, per constatare oggi "con stupore" che la morte di questo terreno significa la morte anche per noi. La gente considera il mondo intero come il proprio terreno di coltura: piante, animali, materie prime.
Tutto esiste solo perchè noi possiamo espanderci senza limiti sulla terra.
Chi si comporta così, dove trova il coraggio e la sfacciataggine di lamentarsi del cancro? Esso è semplicemente il nostro specchio - ci mostra il nostro comportamento, i nostri argomenti e anche la fine della nostra strada.
Il cancro non ha bisogno di essere vinto - esso deve soltanto essere capito, così che poi possiamo capire anche noi stessi. Ma gli uomini vogliono sempre distruggere gli specchi se il loro viso non pare loro piacevole a vedersi. La gente ha il cancro perchè essa stessa è cancro!
Il cancro è la nostra grande chance di scoprire finalmente i nostri errori di pensiero e di azione. (...)
Il cancro si pone di fronte ai due poli "Io o la comunità", vede soltanto questo aut-aut e decide alla fine per la propria sopravvivenza, accorgendosi troppo tardi che essa non è possibile senza quella del terreno che lo nutre. Gli manca la consapevolezza di un'unità più grande, capace di abbracciare tutto. Vede l'unità soltanto nei suoi limitati confini. (...)
Più un Ego si chiude, più perde il senso del tutto, di ciò di cui esso è soltanto una parte. Nell'Ego sorge l'illusione di poter far qualcosa "da solo". In realtà però non esiste possibilità di separazione vera dal resto dell'universo, solo il nostro Io può immaginare che esista. Via via che l'Io si incapsula, l'uomo perde la "religio", l'unione con l'origine della sua esistenza.
L'Ego cerca ora di soddisfare le proprie esigenze e ci indica la via. L'Io apprezza tutto ciò che è utile a un ulteriore isolamento, perchè più i confini vengono tracciati più l'Io prende coscienza di se stesso. (...)
Si creano così anche mete che non esistono. Porsi come meta il progresso è assurdo, perchè il progresso non ha fine. Un'autentica meta può consistere soltanto nella trasformazione della situazione attuale, non nella sua semplice prosecuzione. (...)
Per altro la meta che si chiama "unità" può essere raggiunta solo se si sacrifica l'Io... La "rinascita dello spirito" presuppone sempre una morte, e questa morte riguarda l'Io. (...)
La cellula cancerogena cerca la propria vita eterna nell'espansione materiale. Sia il cancro che l'uomo non capiscono che stanno cercando nella materia qualcosa che lì non si trova, cioè la vita. Si confonde contenuto e forma e si cerca di trovare il desiderato contenuto moltiplicando la forma. Ma già Gesù insegnava: "Chi vuole conservare la propria vita, la perderà". (...)
L'opera finale significa sempre rinuncia all'Io, morte dell'Ego. Noi non possiamo redimere il nostro Io, noi possiamo soltanto liberarci dall'Io, e in questo modo saremo redenti. La paura che nasce a questo punto di non esistere più, conferma soltanto fino a che punto noi ci identifichiamo col nostro Io e quanto poco sappiamo del nostro Sè. Proprio qui, invece, si innesta la possibilità di risolvere il problema del cancro.
Solo se impariamo a mettere poco per volta in discussione la fissità del nostro Io e i nostri confini, solo se impariamo ad aprirci, cominciamo a vivere una parte del tutto e anche ad assumerci la responsabilità del tutto. (...)
La morte che la cellula cancerogena impone all'organismo diventa anche la propria morte, così come per esempio la morte dell'ambiente circostante significa anche la nostra morte. Però la cellula cancerogena crede a un "fuori" separato da lei, così come ci credono gli uomini. Questo convincimento è mortale. La medicina si chiama amore. L'amore rende sani perchè dilata i confini e fa entrare l'altro in modo da diventare una cosa sola.
Chi ama, sente che la persona amata è se stesso. Questo non vale soltanto per gli uomini: chi ama un animale, non può considerarlo inferiore. Questo non è uno pseudoamore sentimentale, ma uno stato di coscienza che intuisce veramente qualcosa della comunità di tutto ciò che è. (...)
Nel mondo polare l'amore porta a imprigionare - nell'unità porta ad effondersi. Il cancro è il sintomo dell'amore frainteso. Il cancro ha rispetto soltanto del vero amore. Simbolo del vero amore è il cuore: e il cuore è l'unico organo che non può essere aggredito dal cancro!
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La morte che la cellula cancerogena impone all'organismo diventa anche la propria morte, così come per esempio la morte dell'ambiente circostante significa anche la nostra morte. Però la cellula cancerogena crede a un "fuori" separato da lei, così come ci credono gli uomini. Questo convincimento è mortale. La medicina si chiama amore. L'amore rende sani perchè dilata i confini e fa entrare l'altro in modo da diventare una cosa sola.
Chi ama, sente che la persona amata è se stesso. Questo non vale soltanto per gli uomini: chi ama un animale, non può considerarlo inferiore. Questo non è uno pseudoamore sentimentale, ma uno stato di coscienza che intuisce veramente qualcosa della comunità di tutto ciò che è. (...)
Nel mondo polare l'amore porta a imprigionare - nell'unità porta ad effondersi. Il cancro è il sintomo dell'amore frainteso. Il cancro ha rispetto soltanto del vero amore. Simbolo del vero amore è il cuore: e il cuore è l'unico organo che non può essere aggredito dal cancro!
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Il valore e il messaggio della malattia
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