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17 luglio 2011

Dea interiore, ego e Sé superiore


Chi intendo con la "Dea interiore"? Per evitare di confonderci con immagini fantastiche, di solito parlo di "sé interiore" dell'essere umano. Un'altra espressione appropriata sarebbe "dimensione dell'anima", vista come parte dello spettro olistico del sé.
Se ci si raffigura il sé umano come una composizione tripartita, che da un lato dello spettro tocca il piano fisico e dal lato opposto quello divino, la dimensione dell'anima si situa nel mezzo e media tra i due estremi. Quando un essere umano si incarna nel mondo terreno manifestato dalla materia, prova il disperato bisogno di avere con sé un aspetto della coscienza che gli consenta di percepire e di agire nella realtà fisica. Di solito, questo aspetto si definisce come "sé esteriore" o "ego". L'ego ha occhi per vedere, orecchie per udire, un naso per annusare e mani per toccare, lavorare, abbracciare e fare l'amore.
Alcuni insegnamenti spirituali lo disprezzano, accusandolo di condurre gli esseri umani a un eccessivo attaccamento alle "illusioni del mondo fisico". Io mi oppongo con vigore a simili proiezioni. Proprio come il lato divino ha attinenza con la nostra partecipazione alla dimensione infinita dell'eternità, l'ego è collegato alla struttura della nostra incarnazione nella dimensione spazio-temporale.
Non c'è nulla di negativo in questo. Il problema sorge quando si fraintende il vero ruolo del sé esteriore, e la sproporzione interiore che ne deriva assegna all'ego più responsabilità di quanto è salutare che ne sostenga.
Un sé esteriore sopravvalutato può risultare distruttivo per la crescita interiore, ma non più delle fascinose proiezioni del cosiddetto "sé superiore" e della sua origine divina, sostenute da alcuni movimenti spirituali.
Il ruolo cosmico dell'anima è quello di mediare tra i due estremi. Da un lato, essendo di natura spirituale, l'anima si trova a contatto con il nucleo divino, il "sé superiore". Dall'altro, seguendo l'uomo come una compagna invisibile durante i vari cicli di incarnazione, ha elaborato ogni possibilità di contatto con il sé esteriore, cioè l'ego. Ma se si nega il ruolo fondamentale dell'anima, cioè di mediazione tra cielo e terra dentro di noi, si interrompe la comunicazione tra l'ego e il sé divino e l'essere umano rischia di smarrirsi nell'infinita particolarità della materia. Le antiche tradizioni parlano in questo caso di "seconda morte".

Se con "prima morte" ci si riferisce al distacco dell'individuo dall'incarnazione fisica, con "seconda morte" si indica una pericolosa condizione in cui l'anima viene repressa fino all'oscuramento totale. L'anima non può più fare da intermediaria tra i due estremi della coscienza umana, cioè tra il sé esteriore e quello divino. Gli esseri umani corrono allora il rischio di diventare, dal punto di vista spirituale, dei mostri mutilati.(...)
Nell'epoca moderna la gente presta sempre più attenzione alla superficie della realtà materiale. Non aiuta molto la religiosità, né la fede in un Dio che risiede negli spazi infiniti dell'eternità. Non aiuta, perchè viene a mancare l'anello di collegamento, che rende possibile ai poteri dello spirito di intervenire nella dimensione spazio-temporale in cui è imprigionato il sé esteriore. (...)

Tempo fa, sebbene mi occupassi delle dimensioni fondamentali del mio essere, trascuravo il regno intermedio dell'anima, il principio del Divino Femminile che collega tutto e che vibra nell'essere umano come frattale della Dea universale.
La situazione mi insegnò che, anche se si sviluppa il più alto grado di impegno positivo a favore del livello fisico e di quello spirituale, le cose possono sempre andare male. Poniamo che una persona si occupi di sé conducendo una vita sana, nutrendosi con alimenti biologici, praticando esercizio fisico e abitando in una casa ecologica, e allo stesso tempo partecipi a gruppi di meditazione o movimenti spirituali, contribuendo a perfezionare la visione interiore. Le cose possono però andare male perchè questa persona presenta gravi carenze a livello della vibrazione folle, illogica e femminile della Dea interiore. Il campo energetico della sua presenza forse non rivela un'immediata utilità esistenziale, però è capace di stabilire una straordinaria sinergia degli opposti nell'ambito della complicata totalità dell'essere umano. Poichè l'uomo moderno tenta a ogni costo di raggiungere la chiarezza mentale per trovare un senso di struttura e di finalità spirituale, è duro per lui accettare la natura completamente opposta dell'impulso della Dea.

Questa deve quindi intensificare il campo energetico del nostro mondo emotivo, la cui natura acquea è in grado di raggiungere tutti i pori del nostro essere, in modo da collegarne in un tutt'uno i diversi aspetti. Prendere sul serio le forze emotive può rappresentare una minaccia per l'ego spiritualmente deprivato, poichè la qualità delle emozioni segue una dinamica tanto vaga e indefinita; non parliamo poi del processo alchemico, che l'anima utilizza per stabilire un rapporto tra i vari livelli! Il carattere di imprevedibilità rende il Sè esteriore (ego) molto sospettoso nei confronti della loro danza dentro di noi. (...)
Modi di procedere che si attengono a una struttura precisa e seguono una logica infallibile possono, a sorpresa, produrre risultati catasfrofici: idee brillanti e progetti che sembrano più che sensati possono all'improvviso rivelarsi soltanto chiacchiere intellettuali e inconcludenti. (...)

Marko Pogacnik estratto da


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