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20 agosto 2010

Forme-pensiero e malattia


In qualità di terapeuta dei piani sottili e fisici, spesso mi sono chiesta come rendere più tangibili, più concrete, per i miei lettori, le forme-pensiero più o meno dense che volteggiano intorno ad ognuno di noi, agganciandosi a parti diverse della nostra anatomia.
In tutti i casi che ho preso in esame, queste forme, a volte geometriche, che chiamo "forme-pensiero" (FP), mi sono sempre parse all'origine degli ostacoli fisici o psichici che ingombrano e rallentano il nostro cammino.
Comprendere in modo da poterle trasmutare mi sembra oggi una delle condizioni essenziali per un benessere profondo, nonchè elemento indispensabile per liberarci dalle memorie inutili che continuiamo a portarci dietro, fino ad esaurire anche le nostre forze migliori.
Quando la Vita ha un dato evento da proporci, quest'ultimo viene calamitato dalla nostra anima per consentirci di crescere e sperimentare quello che vogliamo più profondamente in noi. Di qualsiasi evento si tratti, è sempre un esperienza correlata all'Amore. So che queste parole possono urtare chi si trova in una situazione difficile e ha la sensazione di vivere precisamente il contrario dell'Amore. Parole, solo parole, forse penserete... e tuttativa, che cosa mai spinge un individuo a scegliere l'odio?
Credete davvero che la sua sia una scelta? Nessuno sceglie l'odio, proprio come un impiegato, in ufficio, non si sceglie il disprezzo altrui per ottenere ad ogni costo la sospirata promozione. Subisce una pulsione. E' l'invidia a creare la meschinità e la deformità dell'anima... "fino a far nascere dei mostri", come dice il monaco prigioniero dei Khmer rossi in Dalla sottomissione alla libertà.
L'evento in sè è sempre neutro; voglio dire che quanto accade non è ne giusto ne ingiusto, nè bene nè male: è un evento e basta!
Può presentarsi sotto forma di incontro, di lettura, di un fatto preciso, perchè i mezzi sono diversi quanto diversi sono i percorsi delle nostre vite.
E' dunque proprio lo sguardo che riserveremo all'evento a creare quanto gli farà seguito, e a conferirgli quella sua colorazione unica: la nostra.
Quello che proveremo nel profondo del cuore di fronte a un evento dipenderà a sua volta dall'istante, dal fardello delle vite passate che ci portiamo dietro, e dai mezzi che abbiamo a disposizione grazie alla cultura, all'educazione, alla religione, alla ricchezza o alla povertà...

Sono sempre più convinta che non viviamo tutti nello stesso mondo, e che ognuno di noi, in base alla propria colorazione, alle proprie emozioni, alla propria idea crea un mondo tutto suo.
Fratelli e sorelle, infatti, a volte sono sorpresi quando si mettono a parlare dei loro genitori, scoprendo che i genitori descritti dall'uno hanno ben poco in comune con quelli descritti dall'altro. Sono nati dagli stessi genitori, ma non hanno guardato gli stessi eventi nello stesso modo.
Un evento, dunque, può essere banale per uno, e invece segnare l'altro a lungo fin nella carne.

(...) Dall'istante in cui la FP viene creata, essa funziona come una calamita, attraendo a sè tutto ciò che può nutrirla, tutto ciò che è direttamente in rapporto con essa.(...)
Personalmente non ho mai visto una malattia, neppure un incidente, senza che non vi fosse, all'origine, una FP.(...)
Non ci sono "incidenti" sui piani sottili, proprio come non esiste il "caso". Tutti gli eventi sono già inscritti nei piani sottili ben prima che si concretizzino nella materia. Che ci voglia un attimo, diverse ore, mesi oppure anni, ciò non toglie nulla al fatto della preesistenza della FP rispetto all'evento...
E' sempre possibile evitare che un evento già presente sul piano sottile si materializzi poi su quello fisico, ma per riuscirci ci vuole una conoscenza del meccanismo delle FP che non sia soltanto mentale o teorica.
Una volta che è formata, la FP crea una breccia che attraversa le nostre aure, a questo punto non più in grado di svolgere la loro funzione protettiva originaria. La FP funge anche da calamita, attraendo a sè tutto ciò che può corrispondere alla sua peculiare vibrazione. A questo punto la porta è aperta a quella che gli Esseni chiamavano, già duemila anni fa, "entità-malattia" ...
Un'entità-malattia è un pò come un essere eterico che si nutre delle forze vitali di un organo o di un corpo intero, fino a spossarlo. Pare una crudeltà, eppure non vi è nessuna nozione di immoralità in questo: è soltanto un fatto, un processo che non è nè giusto nè ingiusto. Gli Esseni non consideravano mai la malattia come un nemico da distruggere, e così faccio ancora oggi. La malattia è e resterà sempre, soprattutto, un campanello d'allarme che richiama la nostra attenzione sull'allineamento difettoso dei nostri vari corpi: se non vi è coerenza tra i nostri pensieri, le parole e le azioni, non possiamo agire serenamente e in modo energico.

A tal proposito, ho spesso sentito questa domanda: "Com'è, allora, che esseri dalle azioni dubbie, piuttosto oscuri, possono godere di ottima salute?"
Anche nella nozione di "allineamento" non c'è nessuna connotazione di bene o di male, di buono o cattivo: se un essere è allineato con ciò che è, con ciò che crede essere il meglio per se stesso, allora non presenterà nessuna falla, fino al giorno in cui... una parte di lui non sarà più coerente con le sue azioni. Da quel preciso istante, cosa che può accedere in qualsiasi momento, magari per uno spettacolo toccante, uno sguardo, una parola, il posarsi di una mano, la morte di una persona cara, oppure il semplice fatto di leggere una frase, quella persona comincia un itinerario diverso.
Dentro di lei ci sarà qualcosa che non sarà più coerente, che griderà la propria sofferenza. E' questo profondo grido del nostro essere che spesso non stiamo ad ascoltare; così, un grido dopo l'altro, ciò che è sottile si addensa, fino a diventare dolore.... Il dolore che vorremmo distruggere, che ci riufiutiamo di ascoltare, che soffochiamo sotto tonnellate di medicine o tranquillanti, e che di fatto non è altro che noi stessi, questo "Noi" supercosciente, che sa quanto ci siamo allontanati dalla nostra essenza.(...)

(...) Dietro una cicatrice velenosa, c'è sempre una FP collegata a un evento vissuto male, non digerito, non accettato.
E' questo il nocciolo del problema, ed è quanto bisogna cercare di capire e di risolvere. Quando dico "risolvere", non mi riferisco ad una comprensione mentale dela nostra storia, sebbene questa sia una tappa necessaria. La Soluzione Vera avviene ad un altro livello, il livello in cui soltanto l'energia del cuore può permettere la trasmutazione necessaria.

Anne Givaudan estratto da


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